La ricerca in campo neuroscientifico continua ad avanzare grazie alla sua attività dinamica e al suo obiettivo di dare nuova linfa al sistema di conoscenze di ogni paese e l'ultima novità, presentata dall'istituto olandese delle ricerche e pubblicata sulla rivista "Current Biology", ha avuto come protagonisti le emozioni e i neuroni specchio.
Cosa sono questi particolari neuroni e a cosa servono?
Essi rappresentano delle cellule della corteccia premotoria che detengono la capacità di attivarsi "riflettendo" le azioni degli altri. Si tratta di neuroni che si comportano come i neuroni motori quando si attivano per un'azione propria, mentre mostrano la loro caratteristica distintiva quando si attivano in risposta alle stesse azioni compiute da altri. Per la prima volta nella storia delle ricerche sul funzionamento del cervello è stato così individuato un meccanismo neuronale in grado di unire direttamente la descrizione visiva di un'azione alla sua comprensione ed esecuzione. Il sistema specchio, infatti, risolve con poche risorse il problema di come tradurre l'analisi visiva di un'azione osservata in qualcosa che l'animale è in grado di comprendere e di utilizzare per agire. Che cosa significa, allora, comprendere un'azione dal punto di vista neuronale? Significa che il cervello ha la capacità, attraverso l'attività dei propri circuiti di neuroni di ottenere una descrizione interna di un'azione e di usarla per pianificare comportamenti motori futuri.
La scoperta dei neuroni specchio delle emozioni
Lo studio, sopra citato, di Maria Carrillo, Yinging Han, Filippo Migliorati, Ming Liu, Valeria Gazzola, Christian Keysers e collaboratori ha individuato i neuroni specchio delle emozioni nella corteccia cingolata del cervello e ha osservato come questi si attivino sia quando si prova dolore sia quando si osserva il dolore altrui. I ricercatori hanno registrato l'attività cerebrale di ratti cui venivano mostrati altri loro simili sottoposti a deboli scosse dolorose: hanno così scoperto che la reazione di paura che li portava a immobilizzarsi, nasceva dall'attivazione degli stessi neuroni della corteccia cingolata che si accendono quando gli animali provano dolore sulla propria pelle. Inibendo l'attività di questi neuroni a specchio con un farmaco, i ratti spettatori non percepivano più il dolore altrui e non si immobilizzavano per la paura. Lo stesso potrebbe accadere anche nell'uomo!
Ciò aiuterebbe a capire cosa sta alla base della ridotta empatia presente in alcune condizioni psichiatriche e, perché no, scoprire come poter aumentare l'empatia che proviamo verso gli altri.
La ricerca, dunque, fa luce su questi aspetti, ma non solo, così come sottolinea il coordinatore dello studio, Christian Keysers "Ci dimostra anche che condividiamo i meccanismi fondamentali dell'empatia con animali come i ratti: l'empatia, la capacità di sentire le emozioni degli altri, è dunque profondamente radicata nella nostra evoluzione".
“I neuroni specchio saranno per la psicologia quello che il DNA è stato per la biologia”
Vilayanur S. Ramachandran
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