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Immagine del redattoreDott.ssa Merli Giulia

Il cancro e la ricerca del senso perduto

Come trattare le cellule che nel corpo si moltiplicano senza riguardo per l’integrità dell’organismo? Il dott.re Pier Mario Biava, nel suo libro “Il cancro e la ricerca del senso perduto” [Springer, 2008], ci spiega come una via percorribile sia quella di ri-programmare le cellule maligne, piuttosto che estirparle o ucciderle. L’intuizione di Biava conferma quanto già affermato da Einstein, ossia che non si può risolvere un problema adottando lo stesso tipo di pensiero che ha caratterizzato il contesto in cui il problema è sorto. Dove per problema, in questo caso, non si parla del cancro che, comunque, è uno stato dell’organismo, una condizione del corpo umano, ma dove il vero problema consiste nel come trattare questa condizione: quale approccio avere con il corpo, in cui il cancro si è sviluppato?

Nel libro la risposta a questa domanda risiede nel concetto di programma che, a sua volta, coinvolge il termine informazione che il dott.re Biava ci spiega nel seguente modo:

“L’informazione si trasmette non solo quando parliamo, scriviamo o comunichiamo in altro modo; l’informazione è anche presente in natura dove risulta assolutamente fondamentale. Nel mondo della vita l’informazione sottende la coerenza delle parti che costituiscono l’organismo che è poi la coerenza di tutto l’organismo. Un alto livello di coerenza è essenziale agli organismi viventi […] e suggerisce un’informazione molto distribuita. Come in un ologramma, l’informazione è presente nei sistemi viventi simultaneamente in tutte le loro parti; le parti sono costantemente ed efficacemente in-formate dalla rete cognitiva che governa il tutto”. In questa analisi il cancro rappresenta la rottura del flusso di informazioni che arriva alle cellule: è la rottura della comunicazione fra l’organismo e alcune sue parti.

Per spiegare tutto questo nel dettaglio, il dott.re Biava mette in relazione il cancro con quanto avviene all’interno del corpo di una donna gravida. Da studi presenti in letteratura scientifica, egli afferma che l’esempio di livello di comunicazione più elevato nella vita si riscontra proprio nel periodo della gravidanza quando due esseri collaborano a rinnovare la vita stessa. La madre protegge il nuovo essere diverso da sé, da curare e preservare. Il dialogo che avviene in ogni momento fra i due è indispensabile per organizzare la vita. Quando questo dialogo si interrompe, la vita è messa in pericolo e questo è ciò che avviene anche in una persona che si ammala di cancro.

Nel paziente oncologico si è interrotta la comunicazione fra l’individuo e il gruppo di cellule che fanno parte di un sottosistema in cui i codici di significazione sono cambiati rispetto a quelli con cui tutte le cellule differenziate dell’organismo comunicano. Si tratta di codici legati a una delle possibili configurazioni presenti negli stadi indifferenziati dell’embrione, che appartengono a un sistema complesso adattivo, l’embrione per appunto, in cui il messaggio di fondo è: organizza la vita. E così, la cellula tumorale organizza la vita, anche se questo avviene a spese dell’interno organismo, di cui di fatto essa non fa più parte. Si tratta di un problema metalinguistico: di incompatibilità tra codici. Ed è da tale incompatibilità che deriva il comportamento della cellula tumorale: non facendo parte dell’organismo adulto, non può che evolversi come entità autonoma. Solo il contatto con il suo microambiente embrionale potrebbe ristabilire la comunicazione. La ricerca del dott.re Biava si basa, dunque, sull’idea che, a livello dell’embrione, vadano ricercati i network differenziativi, ovvero le frasi significanti che possono aprire il dialogo fra tumore e individuo ammalato. Si tratta di trovare specifici network differenziativi per ogni specifico ammalato in modo da indurre le cellule cancerose a passare dallo stadio di moltiplicazione a quello di differenziazione e quindi alla corretta integrazione con altre cellule dell’organismo.

Questo è il libro di un medico la cui storia lavorativa inizia proprio dalla città di Reggio Emilia; un ricercatore che ha dato vita alle sue idee senza mai demordere; un autore che partendo dal concetto di in-formazione, porta il lettore a considerare il cancro non solo da un punto di vista biologico, ma anche epigenetico. Questo è il libro che consiglio a tutti e, in particolare, a chi è alla ricerca del proprio senso perduto.

Buona lettura!


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