Vi propongo un primo gioco!
Prendete un foglio bianco e un qualcosa con cui lasciarci un segno sopra o con cui manipolare la carta.
Sgombrate il piano d’appoggio su cui siete e rimanete soli con questi oggetti.
Create la “mente,” ma senza aver fretta nell’esecuzione, pensate già a come rendere visibile al vostro sguardo il “corpo” e, quando siete pronti, realizzate anche questo.
……….Avete fatto?
Bene! Prima di invitarvi ad inviarci le vostre creazioni vi chiedo di dare un titolo a quanto avete appena fatto, ricordandovi che in esso devono essere necessariamente presenti il termine “mente” così come quello di “corpo”.
Ora, tralasciando l’originalità che può aver reso uniche le vostre ideazioni e focalizzandosi solo sul nome ad esse associato, immagino che molti di voi abbiamo scritto i termini “mente corpo” accostandoli fra loro con un trattino o una barra obliqua, oppure, che molti altri li abbiano avvicinati con la congiunzione “e”.
È successo? Ipotizzando un si di massa, sapreste fornirmi il motivo di questa vostra scelta?
Volevate, forse, legarli o separarli? Magari volevate enfatizzare il fatto che i due insiemi funzionali di mentale e somatico risultassero interconnessi, benché separati, oppure li stavate pensando separati, benché uniti nel sistema complessivo dell’essere umano? Un bel rompicapo, ma non siete gli unici a sentirvi così!
Dalla filosofia greca antica alle neuroscienze contemporanee, le diverse teorie nel pensiero occidentale hanno tentato di comprendere variamente la relazione fra il corpo e le diverse manifestazioni della vita extrasomatica, la quale ha ricevuto molte etichette differenti, a seconda delle varie epoche storiche, come: umori, anima, psiche, mente e personalità. Vale, quindi, la pena cercare di definire che cosa si intenda per mente e corpo da un punto di vista logico ed epistemologico.
A livello logico la base di partenza appare lineare e semplice: nell’essere umano è corporeo ciò che è fisico e, viceversa, è mentale ciò che non è corporeo. Tuttavia, non si riesce a fare a meno di uno dei due concetti quando si deve definire l’altro! Per avere, infatti, la percezione (evento fisico-sensoriale) di un oggetto (corpo materiale) e la relativa rappresentazione mentale (evento psichico), abbiamo bisogno della presenza fisica dell’oggetto. Per avere l’idea che sto toccando il foglio, su cui vi ho invitato a lavorare precedentemente, abbiamo bisogno che ci sia il foglio stesso ma è altresì necessario che vi sia la consapevolezza di stare toccando qualcosa, altrimenti questo “qualcosa” non esisterebbe affatto per noi a livello di esperienza individuale.
Dal punto di vista epistemologico è, invece, ormai noto il problema del dualismo mente-corpo che, come accennato in precedenza, origina nella filosofia greca e culmina nella formalizzazione teorica di Cartesio. Dualismo che se da una parte ha portato allo sviluppo della medicina con la possibilità di guarire da malattie che oggi sarebbero mortali, se affrontate in modo “esoterico”, dall’altro, ha ostacolato la comprensione e la cura di tutta un’area di fenomeni clinici e non. Per esempio, la causa principale di morte nel mondo è data da malattie cardiovascolari e oltre ¾ di queste sono date dalla combinazione tra fumo, ipertensione e tassi elevati di colesterolo nel sangue. Si può dire che le malattie cardiovascolari siano causate da problemi esclusivamente biologici? O, piuttosto, che i maggiori fattori di rischio siano dovuti a modelli psicologici/comportamentali di assunzione di sostanze, stili di vita e alimentazione? A queste domande si aggiungono, anche, ricerche effettuate nel corso dell’ultimo decennio che hanno dimostrato come fattori psichiatrici, quali, ad esempio, la depressione, costituiscano veri e propri fattori di rischio per l’insorgenza di patologie cardiovascolari e per esiti di mortalità dopo episodi acuti come l’infarto del miocardio. Da ciò, si evince, ancora di più, che per definire una patologia organica (esempio la malattia coronarica) sia necessario ricorrere a un costrutto psicologico (stile di vita) e a meccanismi biologici (esempio l’occlusione delle arterie). Ecco, allora, che si arriva a delineare la connessione tra mente e corpo all’interno di un concetto che è stato usato per la prima volta nel 1818 da Heinroth e che, oggi, conosciamo come “psicosomatica”. Prima di inoltrarci, però, tramite altri scritti, sulla definizione vera e propria del termine e sulle sue sfaccettature, mi piacerebbe concludere questo articolo proponendovi un’interazione, tramite i canali social dello studio, fatta a modalità di brainstorming.
Cosa vi viene in mente quando pensate al termine “psicosomatica”?
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