“Mi sento stanca, sempre. La mia vita è una continua costrizione. Sono costretta a coricarmi nel letto a tarda sera perché fatico ad addormentarmi e sono costretta ad alzarmi anche quando mi sento più stanca del giorno prima. Non vorrei nemmeno andare a lavorare perché, il più delle volte, non trovo neanche le forze per prepararmi la colazione. Sempre che mi ricordi di fare colazione! Perché succede anche questo: veri e propri vuoti di memoria. Arrivo al lavoro completamente sfinita: male alle articolazioni, ai muscoli e ai tendini. Se dovessi rappresentare graficamente la mia malattia disegnerei un corpo e lo circonderei di filo spinato”.
Queste frasi sono sicuramente molto utili per comprendere la fibromialgia e per interpretarla come un quadro clinico complesso e doloroso in grado di pervadere la vita di chi ne soffre in maniera costante, intaccandone sia il livello fisico che quello psicologico.
Cosa s’intende per fibromialgia?
La fibromialgia, nota anche come sindrome fibromialgica, rientra in uno spettro di disturbi definiti Sindromi Funzionali Somatiche che includono la Sindrome da Fatica Cronica, la Sindrome del Colon Irritabile, la Sindrome del Dolore Temporo-Mandibolare, il dolore pelvico cronico e la sensibilizzazione chimica multipla. La fibromialgia è una condizione caratterizzata da dolore muscolo-scheletrico cronico diffuso. In particolare, le manifestazioni sintomatologiche includono: un aumento della sensibilità al dolore, una sensazione di dolore connessa a uno stimolo innocuo, un esaurimento fisico, una fatica cronica, alterazioni del sonno, distress psicologico (sintomatologia ansioso-depressiva) e disturbi cognitivi. A livello epidemiologico, questa patologia pare coinvolgere maggiormente il sesso femminile (rapporto F/M di circa 8/1) con una prevalenza nella popolazione generale compresa tra l’1% e il 6%.
La particolarità della sindrome fibromialgica è quella di non possedere esami strumentali o di laboratorio dirimenti e quindi di essere una vera e propria “malattia invisibile a nervi tesi”. Infatti, la diagnosi viene effettuata esclusivamente su base clinica a partire dai sintomi riportati dagli stessi pazienti. Negli ultimi 10 anni, tuttavia, la fibromialgia è stata meglio definita attraverso studi che hanno stabilito le linee guida per la diagnosi e che hanno dimostrato che certi sintomi, come il dolore muscolo-scheletrico diffuso e la presenza di specifiche aree dolorose alla digitopressione (tender points), sono presenti nei pazienti affetti da sindrome fibromialgica e non comunemente nelle persone sane o in pazienti affetti da altre patologie reumatiche dolorose.
Quali sono le cause della fibromialgia?
Non esistono ancora dati certi sui meccanismi sottostanti la sindrome fibromialgica, anche se, oggi, pare ormai condivisa l’idea che questa patologia sia scatenata da una molteplicità di cause e non da un singolo agente. Le ipotesi più valide, basate su dati clinici e sperimentali finora disponibili, sembrano convergere verso quello che si può definire un disordine del sistema nocicettivo (dolorifico) a livello del sistema nervoso centrale, tanto che la patologia viene inclusa tra le “Sindromi da Sensibilizzazione Centrale”. L’esposizione a stimoli ambientali stressanti svolgerebbe un ruolo importante nello sviluppo e nella manifestazione della malattia. È stato, infatti, dimostrato come un’elevata esposizione ad esperienze dolorose provochi cambiamenti fisiologici duraturi che potrebbero parzialmente spiegare l’aumento di sensibilità al dolore mostrata dai pazienti fibromialgici .Nella storia di queste persone, inoltre, sono spesso riportati abusi sessuali, fisici ed emotivi, sia durante l’infanzia sia durante l’età adulta, così come eventi di vita stressanti.
Come si può affrontare la fibromialgia?
A fronte di una sintomatologia complessa, il trattamento della fibromialgia rappresenta un’importante sfida. L’efficacia del trattamento farmacologico, prevalentemente antidepressivi e/o antidolorifici, è stata evidenziata da diversi studi, anche se spesso si configura come trattamento discontinuo a causa d’intolleranze o di altri effetti indesiderati che inducono i pazienti all’abbandono dello stesso. Per quanto riguarda la psicoterapia, studi scientifici suggeriscono che gli effetti del trattamento psicologico della fibromialgia sono paragonabili a quelli del trattamento farmacologico, evidenziandone, inoltre, una stabilità anche a lungo termine. La psicoterapia fornisce al paziente uno spazio dove essere ascoltato senza essere etichettato come “malato immaginario” e, soprattutto, dove essere aiutato a comprendere quel collegamento tra mente e corpo che sta alla base della fibromialgia e che troppo spesso viene ignorato.
La fibromialgia è una patologia e come tale va affrontata secondo diversi punti di vista e, soprattutto, in tanti. Essa richiede un sistema di cure quanto più possibile integrato, multi professionale e multi-équipe: solo la sinergia tra l’équipe psicologica e quella medica può rappresentare un vero e proprio antidoto alla frammentazione della persona affetta da fibromialgia.
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